Dei ”botti di fine anno“ e di altre brutali trivialità di Capodanno

Uno dei momenti più attesi dell’anno, né è sicuramente e paradossalmente la fine.
Ci si dimentica del dolore e si ricorda la gioia del 2018, e ci si getta a capofitto nel 2019 con tanti buoni propositi e di fronte a tante tavolate di tanto cibo.

E si sparano i fuochi d’artificio.

La storia dei “fuochi d’artificio” affonda le sue radici, come suggerisce G. Frazer, nella Boemia, ove: “i ragazzi boemi armati di fucili si disponevano in circolo e sparavano tre volte in aria, ovvero alle streghe che fuggivano spaventate. In Thailandia si esegue ogni anno l’espulsione dei demoni nell’ultimo giorno dell’anno vecchio. Si spara dal palazzo una cannonata per segnale: vi si risponde dal posto più vicino e così via di posto in posto finché gli spari han raggiunto la porta esterna della città: ovvero i demoni vengono cacciati passo a passo”.

Oggi, il Capodanno è ridotto a una banale e rumorosissima “febbre da fuoco”, che ogni anno miete vittime rendendo i notiziari del primo dell’anno null’altro che un elenco di morti e feriti.

Ma ci sono anche “Capodanni al contrario”, come quello di Bali, in Indonesia, che viene celebrato in assoluto silenzio; lo scopo è ingannare il male illudendolo che l’isola sia disabitata, e soprattutto dare “una pausa all’anima” tumefatta dalle vicissitudini dell’ anno appena trascorso.
Con un prepotente balzo ai giorni nostri, del Capodanno, effettivamente, cosa ci resta?
Rumore.
Nè giochi pirotecnici, né affascinanti luci nel cielo ma solo Rumore.
Il 31, ad oggi, è l’ennesima gara a chi strilla di più, triste leitmotiv con cui il popolo dello Stivale suole accompagnare qualsiasi momento della propria vita.
Luci accecanti sparate in cielo senza alcuna volontà di fare qualcosa di bello, ma solo di strillare, ancora e di più dell’anno scorso.
Volendo spostare quella che è a tutti gli effetti una pratica ad oggi triviale e ridicola su un piano meramente pratico, i botti fanno, sostanzialmente, male.
Fanno male ai vecchi, magari soli, svegliati nel cuore della notte da lampi folgoranti a da sordi suoni ed esplosioni, e fanno male, soprattutto, ai nostri amici a quattro zampe.
Dichiara il WWF: “Nei gatti, e soprattutto nei cani, un botto crea stress e spavento da indurli a fuggire dai propri giardini e recinti, per scappare dal rumore a loro insopportabile, finendo spesso vittime del traffico o di ostacoli non visibili al buio. L’effetto nefasto sugli animali è dovuto in particolare alla soglia uditiva infinitamente più sviluppata e sensibile negli animali rispetto a quella umana”, spiega l’associazione sottolineando che “negli animali degli allevamenti come mucche, cavalli e conigli, le conseguenze delle esplosioni possono provocare nelle femmine gravide addirittura l’aborto da trauma da spavento”.
Tralasciando, poi, tutti quegli animali che finiscono vittime delle perversioni di qualche bestia antropomorfa che null’altro può fare che trovare scopo a una vita inutile torturando gli animali con i fuochi, per vedere “l’effetto che fa”, come successo recentemente a Napoli.
In questi casi, probabilmente, la lex talionis non sarebbe pratica disprezzabile.
Non sarebbe dunque il caso di abbandonare le tradizioni e guardare in faccia la realtà, abolendo pratiche e ricorrenze primordiali e affidare i propri auspici per il nuovo anno a una luminosissima lanterna, che nulla fa se non illuminare simbolicamente il tragitto del 2019 a venire?

#FOLLOW US ON INSTAGRAM