Perché Sanremo 2021 è considerato il baluardo del menefreghismo italiano?

Perché Sanremo 2021 è considerato il baluardo del menefreghismo italiano?

Anche quest’anno il Festival della Canzone Italiana è giunto al termine: tra polemiche e problemi di vario tipo, Amadeus ha condotto anche questa settantunesima edizione, ma non è andata proprio come ci si aspettava e soprattutto è stata molto meno seguita rispetto allo scorso anno.

L’abisso che separa gli ascolti tra questa edizione e la precedente è tangibile: già nella prima serata la media degli spettatori incollati alla televisione per seguire il festival di Sanremo era di 8.363.000, con uno share del 46.6% rispetto ai circa 10 milioni di telespettatori delle due edizioni scorse.

E il decadimento degli ascolti non si conclude qui: per la seconda serata è stato registrato uno share medio del 42.1%, in confronto al 53.30% dello scorso anno; ed ancora i 7.653.000 spettatori della terza serata sono molti di meno rispetto ai 9.836.000 dell’edizione precedente.

Leggendo questi dati, dunque, la domanda è lecita: cosa non ha funzionato dell’Amadeus bis?

Sicuramente molti hanno notato delle somiglianze tra il comportamento di Fiorello ed il Claudio Baglioni di un paio di edizioni fa: Fiorello sembra aver preso il suo posto, con un numero elevato di performance canore che non sembrano far entusiasmare il pubblico.

Ad altri non sono piaciute le pubblicità messe in onda nel periodo antecedente al festival, con protagonisti Renzi, Bruno Vespa e lo stesso Amadeus, le quali hanno sfoderato una forte satira politica pungente ed allusioni costanti agli affari pubblici italiani.

Ma la motivazione che certamente ha spinto i telespettatori italiani ad abbandonare l’usanza tradizionale di seguire il festival della canzone italiana è stata l’incidenza del Covid-19. Mesi e mesi di sacrifici, di mancati pagamenti e lavori perduti, hanno spinto gli italiani a credere che il festival, quest’anno, fosse il baluardo del menefreghismo, che il mandare in onda una trasmissione come questa significasse danneggiare ancor di più tutte quelle categorie che sono state colpite duramente dalla crisi economica innescata dal Covid-19.

Al di là della decisione dei vari conduttori, reale o fasulla, di devolvere in beneficenza il compenso guadagnato durante le cinque serate previste, il problema consiste nelle retribuzioni, percepite come fin troppo alte, che sono state fornite a questi. Ma, come tante altre trasmissioni televisive andate in onda da marzo scorso fino ad oggi, anche il Festival di Sanremo permette di impegnare, nella sua realizzazione, un numero esorbitante di donne e uomini, i cosiddetti lavoratori dello spettacolo, i quali tornano in attività dopo un anno interno in cui teatri, cinema e concerti sono stati bloccati.

 

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